di Marcello De Vecchi

L’artista non disegnava mai dal vero, preferiva non avere davanti a se il soggetto da rappresentare durante la stesura del disegno. Era un acuto osservatore e durante lo studio preventivo dei soggetti disdegnava anche di tracciare qualche veloce schizzo, prediligeva invece elaborarlo mentalmente per qualche tempo prima di prendere in mano la matita e dunque procedeva alla stesura con il solo sostegno della memoria. Questo metodo gli permetteva di operare una sostanziale semplificazione, di evitare di lasciarsi distrarre dal minuto particolare ma di dedicarsi completamente a valorizzare i tratti distintivi della figura, inserendola liberamente in una composizione che doveva tenere conto dei toni morbidi della matita grassa. A volte, prima di iniziare a disegnare, si aiutava con la sua istintiva abilità di scultore:

In breve tempo impastava con un po’ di creta delle figurine, e con rapidi colpi di pollice accentuava in maniera stupefacente i tratti caratteristici del soggetto che voleva disegnare o dipingere: Poi, creati i suoi piccoli manichini, prendeva la matita o il pennello e alzava il cavalletto davanti ai modelli in creta (…).

Questo procedimento fu seguito in particolare per la litografia denominata Il ventre legislativo. Honoré si mise a seguire dalla tribuna dei giornalisti alcune sedute del Parlamento e ogni sera, tornato a casa, modellava a memoria il ritratto degli uomini politici in terracotta. Queste terracotte, furono poi usate dall’artista come punto di riferimento per agevolare l’ispirazione durante il disegno delle caricature contenute nella litografia sopracitata.

Nei manuali ottocenteschi di Litografia si consigliava agli artisti di disegnare sulle matrici calcari con una matita grassa ben appuntita e di tratteggiare con segni incrociati e regolari per ottenere le diverse tonalità. In realtà gli artisti non sempre tengono conto dei suggerimenti tecnici e in particolare Daumier, fattosi forte della notevole esperienza acquisita nella tecnica, si comportava con ben altri intendimenti. Banville che lo vide spesso al lavoro ha rilasciato la seguente testimonianza.

Disegnava sempre con avanzi di matita (…) risuscitando dei pezzetti che non si potevano neppur più tagliare e con i quali bisognava inventare, scoprire un angolo che si prestasse (…) [a tracciare un segno] mille volte più vario e intelligente che non con la punta stupida e perfetta ottenuta col temperino. Direi quasi che all’abitudine di utilizzare tali rimasugli di matita (…) Daumier dovette qualcosa della vitalità e dell’ardimento del suo disegno, nel quale il segno grasso e vivo ha lo stesso carattere delle ombre e del tratteggio (…).

Tale particolare metodo di utilizzare la matita grassa viene ribadito in un’analisi di Enrico Marcel:

In quanto alla matita, non vuole che sia troppo in ordine e appuntita: anzi la batte sulla tavola per ottenere, con una frattura irregolare, segni violenti e aspre graffiature. I neri li accarezza, li approfondisce, li rende amorosamente vellutati (…). Le mezze tinte sono ottenute o grattando i neri, in modo da scavarli e da assottigliarli, o , più spesso, con un gioco infinitamente vario di tratteggio la cui rete, di volta in volta larga o serrata, fornisce tutte le gradazioni necessarie, dal tono più chiaro alla tinta più cupa (…). Una bella litografia di Daumier è cosa singolare e quasi unica, al tempo stesso aspra e dolcissima (…).

La matita grassa fu lo strumento essenziale per disegnare le sue caricature sulla pietra calcare, ma non disdegnava ogni tanto di usare il pennello intriso di inchistro litografico per ravvivare i toni più scuri e ottenere dei bei neri vellutati. Sovente faceva uso anche del raschietto per ritoccare qualche imperfezione e per ottenere vigorosi effetti di luce.

Eseguì durante la sua vita circa 4.000 litografie, dedicandosi quasi totalmente a questa tecnica fino al 1848. Negli anni successivi, mostrò una certa stanchezza e disgusto verso la litografia, pur senza abbandonarla, era in fondo l’unico lavoro che gli permetteva di vivere, cominciò a dedicarsi con maggiore interesse e intensità alla pittura e all’acquerello.

Honoré Daumier ( Marsilia 1808 – Valmondois 1879) è stato un importante artista litografo francese.

Dal libro manufatto “Il buon Daumier”, edizione Cartepeste,2008

Nelle immagini una litografia da “Les Robert Macaire” del 1838, la litografia “L’assemblea di Bordeaux” del 1871 e un ritratto fotografico di Daumier.

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