di Marcello De Vecchi

Se si viene da Portogruaro lungo la strada SP 251 e si entra nell’abitato di Cinto Caomaggiore, cento metri dopo l’imbocco con via Zamper, a destra appare un casa gialla che fa angolo e che dispone, unico esempio rimasto a Cinto, di un portone con porticato per entrare nella corte interna. Questo caseggiato un tempo era molto più lungo: fu frazionato nella seconda metà del Novecento per far passare una stradicciola residenziale che va verso il fiume Caomaggiore.
In questo caseggiato durante la seconda guerra mondiale fu alloggiato un presidio di carabinieri e nel primo dopoguerra utilizzato come asilo e poi anche come laboratorio della Scuola Arti e Mestieri. Da ricordare inoltre che in questa casa nel secondo novecento erano presenti due “botteghe” artigianali tenute dai fratelli Bon. Il più anziano Giuseppe (Bepi) lavorava per aggiustare e mantenere efficienti le biciclette del paese mentre Aimone, detto el mut perché sordomuto, faceva el scarper (calzolaio).

Si tratta di una abitazione di fattura presumibilmente ottocentesca, costruita su macerie di altre abitazioni precedenti, forse su quelle della casa che aveva abitato Agnul de Michiel, il ministro locale degli anabattisti cintesi. Dai dati che si possono leggere in un documento notarile del 1559, con cui il Michiel vende con una certa fretta i suoi averi, risulta che la sua casa si trovava proprio in questa luogo.
Gli anabattisti erano degli eretici che non ritenevano valido il battesimo ai neonati. Secondo loro, questo sacramento si doveva celebrare solo con persone adulte e coscienti. Erano molto rigorosi e diremo oggi un po’ fondamentalisti sui precetti cristiani, inoltre avevano una pessima opinione dei preti e delle gerarchie cattoliche; rifiutavano anche l’uso delle armi e ogni altra forma di violenza. Aspiravano a vivere insieme mettendo i propri beni in comune e ricordando per certi versi la pratica di alcune confraternite medioevali.
A Cinto queste idee nella prima meta del XVI secolo trovarono molto interesse e considerazione. La popolazione, formata per la maggior parte da contadini piccoli proprietari, aveva dovuto subire una notevole decurtazione dei campi comunali da parte dalla Repubblica di Venezia e, oltre a questo, si trovava a dover convivere con l’ingerenza fondiaria di alcuni conventi veneziani, quali i Gesuati, nella zona sud del paese. Nell’evolversi di questa situazione trovarono molta attenzione i predicatori anabattisti che giravano per le campagne e s’intrufolavano in mezzo alle persone in attesa di macinare “la biava” nei mulini, dove oltretutto non era raro trovare qualche mugnaio loro seguace, proveniente dal Trentino.
Il mulino della Siega ebbe questa funzione di megafono e così molti cintesi cominciarono a partecipare a questi incontri. Le idee si diffusero in gran parte della popolazione fino a quando anche la Repubblica di Venezia decise di dare il suo contributo alla repressione dell’eresia. I cintesi sentendosi in pericolo cominciarono a pensare di emigrare in una mitica nuova Gerusalemme che alcuni gruppi di anabattisti tedeschi avevano fondato in Moravia.
L’esodo fu condotto dai loro ministri Francesco della Sega e Giulio Gheraldi ed ebbe inizio nel novembre 1559 con un gruppo di 26 persone che portò con se animali e masserizie. Altri gruppi presero la via dell’esilio negli anni successivi.

Agnolo Michiel con tutta la sua famiglia abitava in questo luogo in una casa in muratura che disponeva di un laboratorio per tessere la canapa e altri edifici rurali fatti di legno e canne: la zona era allora conosciuta come loco dicto delli Michieli in quanto vi abitavano diversi suoi parenti, fra i quali il cugino Biasio di Michiel che seguì Agnolo in Moravia. E confinava con il “pra grasso” (sito dove fu costruito nei primi anni ’50 l’asilo parrocchiale), la via pubblica e un fossato di scolo chiamato il Trator.
Alcuni dei fuggitivi ritornarono dopo qualche tempo in paese e furono processati dall’inquisizione. È grazie agli incartamenti rimasti di quei processi che si è potuto ricostruire la storia di questa ribellione sociale e religiosa che coinvolse gran parte della popolazione. Questo importante evento è stato oggetto negli anni scorsi di rievocazioni storiche, con sfilata di figuranti in costume ed allestimento di rappresentazioni teatrali.

No responses yet